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La resistenza contro il progetto del litio di Rio Tinto cresce: migliaia di persone protestano a Belgrado
Nonostante le promesse economiche del governo serbo, il progetto di estrazione del litio di Rio Tinto incontra una resistenza massiccia nella popolazione.
A Belgrado migliaia di attivisti si sono radunati domenica sera per protestare contro il controverso progetto di estrazione del litio di Rio Tinto. Il progetto, considerato dal governo serbo come cruciale per la crescita economica del paese, incontra una forte opposizione da parte degli ambientalisti e dei residenti che temono la distruzione della regione di Jadar.
La manifestazione è stata organizzata dal gruppo ambientalista Eco Guard, che già in passato ha fatto vacillare il progetto attraverso blocchi e proteste di massa. «Queste proteste inviano un chiaro messaggio politico: Non ci sarà estrazione di litio», ha dichiarato Savo Manojlovic, un attivista di punta del movimento, che già nel 2022 aveva paralizzato parti del paese con blocchi di massa, costringendo il governo a sospendere temporaneamente il progetto.
Il governo serbo, sotto la presidenza di Aleksandar Vučić, ha tuttavia rilanciato il progetto quest'anno, assicurandosi il sostegno di leader europei come il cancelliere tedesco Olaf Scholz e grandi costruttori automobilistici europei. Secondo le stime del governo, il litio, un componente fondamentale delle batterie per veicoli elettrici, potrebbe aumentare il PIL della Serbia di 10-12 miliardi di euro all'anno.
Nonostante queste prospettive economiche, ci sono ampie preoccupazioni tra la popolazione. Di recente, decine di migliaia di persone si sono radunate a Belgrado e in altre città del paese per protestare contro il progetto, che secondo gli esperti potrebbe causare notevoli danni ambientali. In alcuni casi, gli attivisti hanno occupato stazioni ferroviarie per dare seguito ai blocchi di autostrade e ponti avvenuti nel 2022, che portarono all'abbandono temporaneo del progetto.
Mentre domenica non ci sono stati arresti, dall'inizio delle proteste del mese scorso numerosi organizzatori sono stati perquisiti dalla polizia nelle loro case e accusati di “sovversione violenta dell'ordine costituzionale” — un crimine che può essere punito con fino a 15 anni di carcere. Eco Guard ha condannato questa repressione definendola una minaccia ai diritti umani e civili fondamentali.
Il presidente Vučić vede nel progetto del litio una condizione essenziale per la sopravvivenza del suo regime autoritario, come ha spiegato l'economista Aleksandar Matković in un saggio. Matković ha ricevuto minacce di morte dopo la pubblicazione del suo saggio, che sono cessate solo quando ha reso pubblico il caso e ha costretto la polizia ad agire.
Gli attivisti restano tuttavia determinati a fermare il progetto. "Non ci saranno miniere", hanno dichiarato in un post del 15 agosto, in cui annunciavano ulteriori azioni di protesta. Il governo di Belgrado non si è finora pronunciato sulle proteste, ma la resistenza contro il progetto del litio continua a crescere.